L’ordinamento giuridico italiano e nello specifico la dottrina del lavoro, prevede la possibilità per il datore di lavoro di procedere con il licenziamento dei suoi dipendenti quando imprescindibili ragioni di organizzazione del lavoro nell’impresa rendono di fatto impossibile la tutela di tutti i contratti di lavoro in essere. Si definisce tale fattispecie licenziamento per giustificato motivo oggettivo.
Alcuni esempi di giustificato motivo oggettivo sono costituiti dalla cessazione dell’attività di impresa, oppure dal venire meno del fabbisogno interno delle mansioni cui era destinato il lavoratore, in assenza di possibilità di ricollocamento in altri ruoli o mansioni ancora in essere nella filiera stessa dell’impresa.
Una particolare fattispecie è quella del licenziamento per inidoneità fisica o psichica del lavoratore. In merito a questo specifico, la riforma introdotta nell’ordinamento nel corso dell’anno 2012 ha fatto luce su questo aspetto, riconducendolo alle motivazioni che possono sostenere il principio del giustificato motivo. Questo costituiva infatti un aspetto che spesso ha diviso la giurisprudenza nel passato.
Di contro, sempre la riforma del 2012, mantiene la tutela del lavoratore che si trovi in condizioni di salute che comportino la presenza di patologie tali da non inficiare la prestazione lavorativa.
Sono considerati illegittimi anche i licenziamenti motivati da questioni legate ad una discriminazione per sesso, razza, appartenenza, religione o altri fattori che non hanno a che vedere con la prestazione lavorativa erogata dal lavoratore stesso. Per decretarne la illegittimità è sufficiente anche una volontà non espressa, ma accertata e documentata.
Occorre inoltre evidenziare che costituiscono fattori di illiceità del licenziamento per giustificato motivo quelli riconducibili ad una reiterazione di un precedente licenziamento già considerato in sede giudiziale illegittimo.
Quando le condizioni aziendali divengono critiche e costringono il datore a valutare l’ipotesi di interventi sul fronte dei costi del personale, tali da comportare dei licenziamenti per giustificato motivo, diviene di estrema rilevanza l’apporto di un esperto consulente del lavoro, oppure di un ufficio vertenze sindacali. Una valutazione potrà infatti verificare la correttezza formale del procedimento ed evitare così di incorrere in onerose cause civili.