Licenziamento lavoratore domestico

Licenziamento lavoratore domestico Inps: quando è possibile

Chi sono i lavoratori domestici? Si definiscono lavoratori domestici tutti i soggetti che lavorano in modo continuativo per far fronte a necessità legate alla vita familiare del datore di lavoro, ad esempio colf, assistenti familiari, baby sitter, governanti, cuochi ecc. Rientrano nella categoria dei lavoratori domestici anche quanti svolgono tali attività presso comunità religiose (conventi, seminari), caserme, comandi militari, e comunità senza fini di lucro come orfanotrofi e ricoveri per anziani.

La disciplina in materia di licenziamento e dimissioni applicata ai lavoratori domestici prevede la cessazione del rapporto di lavoro per volontà di una delle due parti a condizione che sia dato regolare preavviso.

Preavviso di licenziamento lavoratore domestico
In caso di licenziamento, per contratto di lavoro con impegno superiore a 24 ore settimanali il preavviso deve essere di

  • 15 giorni in caso di anzianità lavorativa fino a cinque anni presso lo stesso datore di lavoro
  • 30 giorni per i lavoratori con anzianità superiore a cinque anni presso lo stesso datore.

Se invece il rapporto di lavoro prevede un impegno fino a 24 ore settimanali, il preavviso necessario è di:

  • 8 giorni per i soggetti fino a due anni di anzianità
  • 15 giorni se l’anzianità maturata supera i due anni.

In caso di dimissioni, i termini previsti per il preavviso si riducono del 50%.

Nell’eventualità di mancato preavviso da parte del datore di lavoro, il dipendente ha diritto a un’indennità pari alla retribuzione che avrebbe ricevuto durate il periodo di preavviso. In caso di dimissioni, invece, se lavoratore che non eroga prestazioni lavorative durate il periodo di preavviso, l’importo che sarebbe spettato durante in tale periodo gli viene decurtato dalla liquidazione.

Fa tuttavia eccezione la cessazione del rapporto di lavoro per giusta causa, ossia a fronte di gravi mancanze di una delle due parti del contratto, tali da non rendere possibile la prosecuzione del rapporto di lavoro nemmeno per il periodo di preavviso. In tal caso, infatti, è possibile recede il contratto in tronco e senza corrispondere l’indennità di mancato preavviso.

In caso di risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, sono previste due procedure (l’una alternativa all’altra), come stabilito dalla Riforma del mercato del lavoro del 2012 (Legge 28 giugno 2012, n. 92).

Comunicazione licenziamento lavoratore domestico per risoluzione consensuale

La prima procedura prevede la convalida della cessazione del rapporto da parte del lavoratore presso la Direzione Territoriale del Lavoro o il Centro per l’Impiego competenti per territorio. In alternativa, il dipendente può sottoscrivere una dichiarazione, attestante la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, in calce alla ricevuta della comunicazione di fine rapporto inoltrata all’Inps dal datore di lavoro.

In caso di mancata convalida presso gli enti deputati o di mancata sottoscrizione della ricevuta di trasmissione della comunicazione di cessazione, il datore di lavoro ha 30 giorni di tempo (a partire dalla data della cessazione del rapporto) per spedire al lavoratore un invito scritto a presentarsi presso le sedi deputate per sottoscrivere l’atto.

In alternativa il datore può richiedere in forma scritta al dipendente licenziato di sottoscrivere la comunicazione di cessazione trasmessa all’Inps. In entrambi i casi il lavoratore, entro 7 giorni dalla ricezione dell’invito, può decidere di convalidare o meno la risoluzione consensuale.

In caso il lavoratore non accolga l’invito, il contratto di lavoro si intende comunque risolto. Ricordiamo infine che se il datore di lavoro non inoltre l’invito al dipendente entro il temine previsto, il licenziamento è nullo.

 

Licenziamento Giusta Causa

Jobs Act: cosa è cambiato in materia di licenziamenti? Nuovo contratto a tutele crescenti: le regole del Jobs Act per il licenziamento Entrato in vigore da più di un mese il Jobs Act ha segnato un profondo cambiamento nel mondo del lavoro, introducendo il contratto a tutele crescenti. Il D. Lgs. n. 23 del 4 marzo 2015, primo decreto attuativo del Jobs Act (legge 183/2014), prevede infatti per i nuovi ...
Accertamento malattia dipendente Accertamento malattia dipendente: visite fiscali Inps e ASL Le assenze dal lavoro per malattia rientrano tra le assenze giustificate, poiché la malattia altera le capacità lavorative. Il dipendente in malattia ha infatti diritto al mantenimento del proprio posto di lavoro e percepisce un’indennità. L’assenza per malattia non determina inoltre l’in...
Jobs Act legge: i punti centrali della riforma Jobs Act legge testo: quali sono le novità? Il Job Act ha riscritto molti elementi che interessano la realtà professionale di imprenditori e lavoratori dipendenti, cerchiamo di mettere in luce gli aspetti centrali di questa materia. Jobs Act legge: i passaggi chiave della riforma È stato introdotto il contratto a tutele crescenti: i nuovi dipend...
Reperibilità malattia: cosa succede in caso di violazione? A cosa serve la visita fiscale e come richiederla La disciplina vigente in materia di controlli medico fiscali stabilisce che il datore di lavoro non può effettuare accertamenti diretti in merito allo stato patologico di un suo dipendente assente per malattia. Tali verifiche infatti devono essere richieste all’Inps o all’Asl di zona, che si occupe...
Dimissioni volontarie online Dimissioni volontarie online: la nuova procedura introdotta dal Jobs Act L’entrata in vigore dei decreti attuativi Jobs Act ha modificato la procedura di presentazione delle dimissioni volontarie. Il Governo e il Ministero del Lavoro sono già al lavoro per mettere a punto un nuovo modulo per le dimissioni online, attraverso il quale i lavoratori p...
Art 7 statuto dei lavoratori: quando scattano le sanzioni? Come sono regolate le sanzioni ai dipendenti dall’art 7 statuto dei lavoratori L’art 7 statuto dei lavoratori prevede per i datori di lavoro l’obbligo di affiggere in azienda, in un luogo accessibile a tutti, le norme e le relative sanzioni applicate in caso di infrazioni o inadempimenti contrattuali. Tali regole devono corrispondere a quanto stab...
Contributo di licenziamento: di cosa si tratta e come funziona Contributo di licenziamento cos'è e quando è previsto L’azienda che decide di licenziare un dipendente deve sostenere una spesa obbligatoria, che prende il nome di contributo di licenziamento. Si tratta di una forma di contribuzione, introdotta dalla legge Fornero, finalizzata al finanziamento delle prestazioni di disoccupazione erogate attraverso...
Riforma articolo 18 licenziamenti Riforma Articolo 18 licenziamenti: cosa cambia per i neoassunti Il Jobs Act varato dal Governo Renzi definisce una riforma dell’articolo 18 e una conseguente modifica delle norme previste per il licenziamento dei lavoratori dipendenti. Per i nuovi assunti vigono, infatti, regole diverse da quelle applicate a quanti sono già in possesso di contratt...
licenziamento lavoratore domestico