Novità sul fronte dei controlli sul lavoro introdotti nel decreto attuativo del Jobs Act. Per il Garante della Privacy il controllo a distanza compiuto su telefonini e computer dei dipendenti sarebbe “invasivo”. L’intervento di Antonello Soro, presidente dell’autorità Garante per la protezione dei dati personali, tenutosi nel corso della relazione annuale al Parlamento, ha indicato una posizione inequivocabile: “bisogna impedire forme ingiustificate e invasive di controllo”.
Un orientamento in controtendenza con quello che sembra conservare il Governo. Per il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, infatti, il testo è “equilibrato”, anche se, aggiunge, saranno presi in esame eventuali suggerimenti delle commissioni. Dello stesso tenore le dichiarazioni del ministro del Lavoro Poletti: “le norme rispettano le indicazioni date dal Garante negli ultimi anni”.
Per il Garante, però, esiste un effettivo rischio di “vulnerabilità dei dati”: “nei rapporti di lavoro, il crescente ricorso alle tecnologie nell’organizzazione aziendale, i diffusi sistemi di geolocalizzazione e telecamere intelligenti hanno sfumato la linea, un tempo netta, tra vita privata e lavorativa”.
La soluzione migliore, a detta di Soro, sarebbe un compromesso in cui sia contemplata la necessità di appurare l’efficienza da parte delle imprese e la tutela dei diritti che hanno i lavoratori. Un avviso di buon senso ma che sembra difficile da realizzare con un concreto intervento legislativo alla luce della strategia difensiva e conservatrice assunta dall’Esecutivo. È chiara comunque l’esigenza di modifiche al testo.