In ambito lavorativo si sente spesso parlare di assenteismo, ma cosa significa di preciso questa espressione? Il termine assenteismo indica l’assenza sistematica di un dipendente dal proprio posto di lavoro. Generalmente la principale causa delle assenze dei lavoratori è costituita da situazioni di malattia, ma capita che alcuni soggetti abbiano, in modo assolutamente volontario, comportamenti finalizzati ad evitare il lavoro.
Ma come comprendere quando l’assenteismo è volontario? L’assenteismo involontario è causato da effettivi problemi di salute che impediscono al lavoratore di svolgere la propria attività, mentre quello volontario si ha quando il dipendente sceglie di non recarsi a lavoro senza che vi siano le condizioni per un’assenza.
Studi in merito hanno definito due profili di assenteismo: verticale e orizzontale. Il primo prevede assenze di breve durata ma molto frequenti, mentre il secondo è caratterizzato da assenze estese a livello temporale ma rare.
Tra le modalità più frequenti di assenteismo dal lavoro troviamo l’uso sistematico di permessi per malattia e permessi retribuiti. È considerato assenteista anche chi si presenta frequentemente in ritardo e non rispetta l’orario minimo di lavoro stabilito da contratto. Rientrano nell’assenteismo volontario anche le assenze non giustificate e la richiesta di periodi di aspettativa dal lavoro per motivi personali.
Se, a fronte di comportamenti sospetti tenuti dal dipendente, l’azienda ipotizza una situazione di assenteismo, questa può richiedere la consulenza di un’agenzia di investigazione per appurare che il lavoratore non abbia un doppio lavoro, utilizzi i permessi in modo non corretto o effettui false timbrature del cartellino.