Nel diritto del lavoro si definisce malattia lo stato patologico che determina una condizione di incapacità al lavoro, tale da portare alla sospensione temporanea del rapporto. Durante la malattia il lavoratore ha diritto al mantenimento del posto di lavoro, al versamento dei contributi e ad un’indennità.
Allo stesso tempo il soggetto è tenuto a non compromettere in alcun modo la sua pronta guarigione ed essere reperibile nelle fasce orarie predisposte per le eventuali visite medico-fiscali. Se il datore di lavoro sospetta una simulazione di malattia, può richiedere una visita medico fiscale alla ASL competente per territorio, oppure ricorrere ai servizi di un’agenzia investigativa.
Una scelta, quest’ultima, che prevede un onere economico ma che può appurare al di là di ogni dubbio l’eventuale condotta scorretta del dipendente.
Se viene accertata l’inesistenza della patologia è possibile licenziare, con effetto immediato, il dipendente per giusta causa. La simulazione di malattia costituisce, infatti, una violazione dei doveri contrattuali tale da non permettere la prosecuzione del rapporto di lavoro, poiché mina il legame di fiducia esistente tra datore di lavoro e dipendente.
È bene precisare che per ricorrere al licenziamento non sono sufficienti elementi, che testimonino un inadempimento contrattuale, raccolti attraverso social network. Foto e commenti pubblicati sui social possono infatti costituire solo un indizio di simulazione di malattia, che deve però essere supportato da prove inconfutabili, quali ad esempio il responso di una visiti fiscale o gli elementi raccolti da un investigatore.