In pensione con il part time. È questa la nuova misura messa a punto dal Jobs Act per consentire ai lavoratori italiani di accedere al pensionamento anticipato. Introdotta dal comma 5 dell’articolo 41 del Dlgs 148/2015 la trasformazione da full time a part time si applica a tutte le aziende, mentre sono richiesti specifici requisiti per il lavoratore dipendente.
Possono infatti utilizzare la misura solo i lavoratori con meno di 24 mesi dal raggiungimento dei requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia. A fronte della riduzione dell’orario di lavoro o dipendenti otterranno un anticipo del trattamento pensionistico, percependo una quota dell’assegno finale.
L’impresa invece continuerà a versare i contributi per lavoro full time cosicché, maturati i requisiti necessari per accedere alla pensione, il dipendente che ha usufruito del part time non subisca riduzioni del trattamento previdenziale definitivo. Ma vediamo nel dettaglio chi può ricorrere al part time per pensionamento anticipato.
Hanno accesso alla misura i lavoratori con meno di due anni dal raggiungimento dei requisiti per la pensione, che possano vantare almeno 20 anni di contributi. Il part-time può essere richiesto fino al 50%. contestualmente alla richiesta di riduzione dell’orario di lavoro il dipendente deve inoltrare anche la domanda di anticipo della pensione.
La quota anticipata di pensione viene erogata attraverso la stipula di un contratto di solidarietà espansiva. Il documento deve prevedere una riduzione stabile dell’orario di lavoro del dipendente che si avvicina alla pensione e la contestuale assunzione a tempo indeterminato di nuovi impiegati.
Per incentivare l’utilizzo di contratti di solidarietà espansiva, è previsto un contributo INPS in misura pari al 15% della retribuzione lorda di ogni nuovo assunto per il primo anno, del 10% per il secondo anno e del 5% per il terzo.
Va precisato che il contratto di solidarietà espansiva può essere applicato (in base al contratto collettivo aziendale) solo al fine di incrementare gli organici dell’impresa. La trasformazione del rapporto può avvenire entro un anno dall’applicazione del contratto collettivo aziendale.
In pratica questa nuova forma di prepensionamento mira non solo a svecchiare il personale delle azienda, ma anche a favorire il ricambio generazionale. Una manovra che in teoria dovrebbe portare a una riduzione del tasso di disoccupazione.
La quota di assegno pensionistico che percepiranno i pensionandi sarà pari alla parte di stipendio cui hanno rinunciato per passare al part-time. Contemporaneamente però, lo ricordiamo, l’azienda continua a pagare i contributi, quindi alla fine la pensione del lavoratore sarà intatta.
Nel periodo in cui lavora part-time e percepisce la quota di pensione, il lavoratore può cumulare i due trattamenti, nel limite massimo corrispondente allo stipendio cui ha rinunciato.