Licenziamenti più facili e stretta sulle assenze, con il trasferimento all’Inps dei controlli in caso di malattia. Ruolo unico per i dirigenti, che potranno fare carriera solo se riceveranno valutazioni positive, avranno incarichi a tempo determinato e potranno anche essere demansionati. Questi sono solo alcuni dei punti salienti del disegno di legge delega sulla pubblica amministrazione, approvato lo scorso 17 luglio dall’aula della Camera.
Il ddl delega Madia, presentato in Parlamento il 23 luglio 2014 e approvato dal Senato lo scorso 30 aprile, rappresenta il secondo tassello della riforma della pubblica amministrazione, che segue il decreto diventato legge ad agosto 2014.
Tra le modifiche che il testo ha subito nei vari passaggi, spicca quella relativa alla dirigenza pubblica passata giovedì 16 luglio. La norma introduce la possibilità di revocare l’incarico e vietare il rinnovo, o di conferimento, di incarichi in settori particolarmente sensibili ed esposti al rischio di corruzione, in presenza di condanna (anche non definitiva) al risarcimento di un danno per aver tenuto condotte dolose.
A questo punto il testo torna a Palazzo Madama e, dopo una seconda lettura, dovrà essere messo in pratica attraverso i decreti attuativi. Applicazione che il governo Renzi si è impegnato ad eseguire entro la fine dell’anno. Ma questo non è l’unico impegno che il premier dovrà rispettare in merito alla pubblica amministrazione. Stando al ddl delega, l’esecutivo dovrà adottare un nuovo testo unico sul pubblico impiego entro 18 mesi.
Basta automatismi di carriera e via ai licenziamenti pubblica amministrazione. Queste sono le più importanti novità introdotte dalla delega al disegno di legge. Per i dirigenti da ora in poi si applicherà il ruolo unico, e gli incarichi saranno a tempo. Sono previsti inoltre demansionamenti e licenziamenti. Lo stato potrà dunque scegliere dal ruolo unico i dirigenti che andranno a coprire i posti vacanti nei vari enti statali e parastatali (ministeri, amministrazione fiscale, Inps ed enti di ricerca).
Aumentano anche le sanzioni disciplinari, che arrivano fino al licenziamento per tutti i dipendenti con il tanto atteso inasprimento delle azioni disciplinari. A differenza di quanto accade ora, i procedimenti disciplinari non si potranno più concludere tutto con un “nulla di fatto”, altrimenti saranno applicate delle sanzioni al dirigente responsabile.
In ogni caso il governo dovrà mettere a punto delle norme in tema di responsabilità dei dipendenti volte ad “accelerare, rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione” l’esercizio delle azioni disciplinari. Rimanendo in tema di controlli, ricordiamo che la competenza e le risorse relative alle visite fiscali passerà dalle Asl all’Inps.