Licenziamenti, retrocessioni, trasferimenti e qualifiche. Sono questi i punti critici della riforma Madia sulla Pubblica Amministrazione, che con l’approvazione del Senato ha cambiato radicalmente il mondo del pubblico impiego. Ma tra le paure dei lavoratori e le smentite del Ministero la situazione sta diventando particolarmente tesa. Intanto i sindacati minacciano azioni perché la riforma andrebbe a ledere alcuni diritti dei dipendenti statali.
La riforma ha infatti stabilito dei nuovi criteri che rendono più facile il licenziamento dei dirigenti pubblici, per i quali è prevista una valutazione dell’operato. Il dirigente che ha ottenuto un giudizio negativo è licenziabile, a meno che non accetti la retrocessione al ruolo di funzionario.
La legge consente inoltre il trasferimento dei dipendenti pubblici da un Ufficio all’altro. Possibilità disponibile solo a condizione che il lavoratore mantenga la medesima qualifica e lo stipendio della mansione di provenienza. Soluzione che sembra facile, ma che in realtà incontra non poche difficoltà dal punto di vista pratico.
Stipendi e inquadramenti contrattuali, infatti, non sono uguali in tutti i comparti della Pubblica Amministrazione. Proprio per questo a quanti passeranno a un inquadramento con stipendio inferiore è consentito mantenere quello di partenza. Così facendo, però, il dipendente non potrà godere degli aumenti annuali previsti fino al momento in cui l’importo dei due stipendi non coinciderà.
Ma quali sono le tutele offerte ai dipendenti pubblici? Il problema della mobilità interna alla Pubblica Amministrazione risulta particolarmente delicato, soprattutto se si tiene conto dell’esodo dei dipendenti provinciali verso Comuni, Regioni ed altri Enti Pubblici. Proprio per questo il Governo ha cercato di rendere i trasferimenti il più agevoli possibile.
Come abbiamo anticipato, dal punto di vista economico i dipendenti non subiranno perdite e potranno mantenere lo stipendio percepito in precedenza. La stessa logica sarà applicata per i contributi previdenziali. Chi cambia comparto potrà scegliere se far versare i propri contributi nel fondo previdenziale originario o passare a quello di competenza per l’Ufficio di destinazione.
Le Regioni hanno tempo fino al 31 ottobre per definire le norme e i criteri per la ricezione del personale in esubero dalle Province, pena il pagamento di sanzioni per i ritardatari. Durante l’ultima Conferenza Stato-Regioni il Veneto è stata l’unica Regione ad opporsi agli accordi approvati dallo Stato e da tutte le altre Regioni.
Tuttavia questo tipo di Conferenza prevede solo accordi unanimi, quindi è stato tutto rimandato. Il Ministro Madia però ha detto di essere sicura che entro fine ottobre saranno definite le nuove norme.